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domenica 7 ottobre 2012

La storia recente

Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi si incontrarono a Teano il 26 ottobre 1860, ma nei giorni che precedettero lo storico incontro fu a Venafro che il primo Re d'Italia, ospite dell'allora Sindaco Nicola Cimorelli, attese l'arrivo dell' "eroe dei due mondi".
Questo episodio, tra l'altro poco noto, fa coincidere l'inizio della storia moderna di Venafro con l'Unità d'Italia. Lo ricorda una targa marmorea sulla facciata di Palazzo Cimorelli:

Venafro - La targa marmorea di Palazzo Cimorelli

RE VITTORIO EMANUELE
VENUTO CON POCHE ARMI
E VOTI DI POPOLO INFINITI
A CONSACRARE
L'ITALIANITA' DI QUESTE PROVINCE
FU IN QUESTA CASA
OSPITE DI NICOLA CIMORELLI
NEI DI XXIV E XXV OTTOBRE MDCCCLX
* * *
IL MUNICIPIO DI VENAFRO
IN MEMORIA DEL FAUSTO AVVENIMENTO
E DEL CITTADINO BENEMERITO
POSE QUESTO RICORDO
IL IV MARZO MDCCCXCVIII
CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO
DELLE LIBERTA' COSTITUZIONALI

Il 17 febbraio 1861, con un Regio Decreto, Venafro, che apparteneva alla "Terra di Lavoro", venne annessa alla "Provincia di Molise". Un provvedimento che suscitò l'indignata reazione degli amministratori locali, i quali a pochi mesi di distanza, era il 18 giugno, si riunirono sotto la Presidenza del Consigliere più anziano e verbalizzarono testualmente: "Venafro si vuole tolta alla Campania e data a Molise. Or questo è contrario ed alla Storia ed alla Geografia ed al benessere sociale. La storia ci ricorda essere Venafro sempre appartenuta alla Campania; geografi antichi e latini scrittori ce ne assicurano: le sue tradizioni ed i suoi nobili ricordi sono per la Campania. E si rifletta sulle carte geografiche, e chiarissimo apparirà che Venafro posta con Molise, questo invaderebbe il cuore della Campania, intromettendovi una coda tortuosa. Sono così scarse le relazioni con Molise, che pochi cittadini di Venafro possono dire di aver visto Campobasso. Il contrario per Terra di Lavoro:abbiamo quasi a passeggiata l'andare a Santamaria e Caserta con cui i mezzi di trasporto sono innumerevoli, mentre pochissimi con Isernia e nessuno con Campobasso, che è lontano 43 miglia da Venafro. Dunque Venafro è incompatibile con la Provincia di Campobasso".
L'appello dei Consiglieri cadde inascoltato e di lì a breve le acque tornarono calme. I Venafrani ripresero la loro vita contadina, scandita dai ritmi delle stagioni.
Buone nuove giunsero mezzo secolo dopo, quando la città con il Decreto Reale del 13 aprile 1914, recante firma autografa di Vittorio Emanuele III, ottenne la qualifica ufficiale di "Città".
Lo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, nel 1915, non modificò le abitudini dei Venafrani che, tuttavia, pagarono un triste tributo con le giovani vite dei loro figli inviati al lontano fronte di battaglia.
Anche l'avvento del fascismo, pochi anni dopo, non indusse significativi cambiamenti, né fece registrare particolari episodi di cronaca. Modifiche invece subì la struttura politico-amministrativa, con la figura del "Podestà" che si sostituì a quella del Sindaco.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, Venafro e il suo hinterland divennero teatro di furiose battaglie fra le forze tedesche della Terza Divisione e le armate degli Alleati che risalivano la penisola dopo lo sbarco di Napoli. Per diversi mesi, mentre i combattimenti infuriavano e i cannoneggiamenti tedeschi continuavano a mietere vittime civili, la città divenne luogo di transito e sosta dei maggiori artefici della guerra di liberazione, fra i quali il generale Klark, Comandante della V Armata Americana e il generale De Gaulle, Comandante delle Forze Armate Francesi.
Seppure sotto il fuoco dei tedeschi asserragliati sul monte Sammucro, i Venafrani stoicamente resistevano, ignari che il destino stava tendendo loro un terribile agguato: nel mattino del 15 marzo 1944 una formazione di bombardieri americani riversò tonnellate di bombe sulla città. Si trattò di un tragico errore. In realtà l'obiettivo del bombardamento era Cassino, ma quando i comandi alleati si avvidero dello sbaglio non c'era più nulla da fare. I bombardieri avevano portato a termine la loro missione di morte. Oltre 400 le vittime, fra le quali un'ottantina di civili.

Venafro - Il tragico bombardamento del 15 marzo 1944

Lasciata la guerra alle spalle, Venafro tornò alla vita agricola di sempre ma in pochi anni, nelle anguste "botteghe" del centro storico, si assistette al rifiorire delle attività artigianali, preludio di quel "boom economico" che negli anni '60 portò alla nascita delle prime piccole industrie. L'industrializzazione comportò un netto miglioramento della qualità della vita, ma allontanò progressivamente i giovani dai campi e l'agricoltura, per secoli il vero volano dell'economia locale, si è ora ridotta ad un ruolo marginale. Due passaggi importanti per la città si ebbero nel 1963, con l'istituzione della Regione Molise e il 3 marzo 1970 con l'istituzione della Provincia di Isernia. Mentre nel primo caso la città accolse con favore il distacco dall'Abruzzo, per quanto riguarda l'istituzione della Provincia i Venafrani contestarono la scelta di Isernia e si batterono a lungo, seppure senza esito, per fregiarsi dello status di Capoluogo di Provincia (fu preferita Isernia data la posizione geografica meno decentrata e il maggior numero di abitanti). Nonostante quella "battaglia" persa, da allora Venafro vive una fase di costante espansione urbana e crescita demografica, quasi a voler riaffermare quel ruolo di preminenza che storicamente le compete nell'Alta Valle del fiume Volturno.

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