Una delle caratteristiche più interessanti del centro storico di Venafro è che tutto l'impianto urbano medievale dipende direttamente dal preesistente tracciato cardo-decumanico romano che, se da una parte ne condiziona lo sviluppo, dall'altra è usato in maniera tale che il carattere medievale dell'intervento lo riutilizzi per finalità spaziali completamente diverse.
La forte incidenza del potere ecclesiastico, l'importante organizzazione delle confraternite laicali e il potere dei signori che si sono avvicendati nel dominio della città, sono i tre elementi fondamentali che caratterizzano il disegno urbano e i riferimenti formali a livello di segno architettonico.
Ogni elemento, perciò, al di là dei propri valori architettonici, concorre a formare il senso della città e a giustificare il particolare sviluppo del proprio tessuto.
Venafro - Il centro storico |
Lo studio della crescita organica di tale tessuto ci fornisce tanti elementi che non possono farci considerare gli interventi stessi episodici o casuali. La Via Plebiscito, popolarmente chiamata "via per dentro" ne è uno degli esempi maggiori. Essa fino al periodo ante-guerra costituiva la spina principale del nucleo medievale, presentando una buona attività commerciale nelle due lunghe file di botteghe allineate sui fronti.
Venafro - La Via Plebiscito (Via per dentro) |
Il suo carattere preminentemente commerciale risulta evidente nelle tipologie edilizie delle case che su essa si affacciano, essendo realizzate in maniera da presentare botteghe al piano terra e abitazione ai piani superiori.
Tali tipologie, di origine medievale, si sono conservate anche dopo il XVIII e XIX secolo quando gli interventi borghesi si sono sviluppati accorpando più case per realizzarvi i palazzi padronali che, tuttavia, non hanno modificato sostanzialmente l'impianto.
Soprattutto è da notare che tali interventi successivi non hanno modificato l'impianto generale della Via che, sostanzialmente, è rimasto quello del XV e XVI secolo.
Venafro - La Via Plebiscito (Via per dentro) |
La "via per dentro" risulta sovrapposta per tutta la sua lunghezza a un decumano romano, probabilmente il maggiore (lo testimonia il ritrovamento, al di sotto dell'attuale piano viario, di pavimentazione in basolato calcareo solcato e consumato dal transito dei carri), da cui rimane condizionata nell'allineamento generale non tanto per il tentativo di avere una strada rettilinea, quanto piuttosto per la possibilità di utilizzare come fondazioni delle nuove case i muri affioranti delle preesistenze romane e soprattutto per la possibilità di innestare gli scarichi nell'antica cloaca ancora oggi perfettamente funzionante.
Della strada romana perde il carattere di collegamento tra le due porte principali e tende a spezzarsi in una serie di percorsi e di spazi, chiusi o aperti, in funzione degli elementi di riferimento laterali che si andavano creando nel tempo con la costruzione di chiese e conventi.
Percorrendo la via dalla ex porta del Mercato, l'allineamento preesistente delle case romane si spezza in particolare in due punti con l'avanzamento di due corpi di fabbrica che venendosi a porre sul tracciato originario interrompono l'andamento rettilineo individuando e sollecitando la possibilità e l'esistenza di percorsi laterali che altrimenti sarebbero poco evidenti.
Il primo di questi percorsi laterali si pone in funzione della chiesa di Sant'Agostino che ne costituisce il riferimento e la chiusura prospettica evidente, assorbendo su di essa l'asse visivo.
Tale effetto è accentuato dalla particolare forma della strada in cui le facciate non sono parallele, ma si vanno allargando tra loro, verso la chiesa, a formare un cono ottico che fa sembrare la chiesa stessa più vicina al punto di osservazione della "via per dentro".
Venafro - La chiesa di Sant'Agostino |
Il secondo percorso laterale è individuato dall'avanzamento della facciata laterale del palazzo De Bellis e conduce direttamente alla facciata della chiesa di Sant'Antuono che anche in questo caso ne diventa il riferimento prospettico e conclusivo.
Venafro - Il Palazzo De Bellis |
Venafro - La Chiesa di Sant'Antuono |
Altro elemento importante della via è la chiesa di Sant'Angelo, costruita nel 1613. La chiesa sembra inserita casualmente tra le facciate delle case, ma in realtà si pone come conclusione visiva di un vicolo che si innesta da nord sulla "via per dentro". Tale vicolo risulta oggi cieco, ma dall'esame delle carte risulta chiaro che in epoca medievale fosse collegato all'attuale vico Porta Guglielmo a formare un'unica via. Questa via aveva certamente anche una certa importanza per la presenza su di essa della chiesa di San Benedetto con l'annesso convento.
Venafro - La Chiesa di Sant'Angelo |
L'interruzione della via è databile alla fine del '700 con la nascita di palazzo Colicchi.
Ancora un'altra via si pone in funzione di una chiesa o viceversa: la via dei gradini di San Giovanni comunemente conosciuti dal popolo come "i ruare re Sante Janne".
Della chiesa di San Giovanni rimane solo il nome della strada che ad essa conduceva; infatti il monumento è stato inglobato nel XVIII secolo in quella parte del palazzo Nola-Macchia che è in asse con tali gradini.
Questa chiesa concludeva inoltre con la facciata laterale un'altra via, oggi in parte scomparsa, corrispondente a vico I Porta Guglielmo. Anche in questo caso la scomparsa della via è stata determinata dalla nascita del palazzo Del Prete, alla metà del XIX secolo. Lo confermano il portone, l'atrio e il cortile che corrispondono esattamente all'asse dell'originario percorso pubblico.
Percorrendo la "via per dentro" a ritroso, il palazzo Martino, in corrispondenza della via che porta a Sant'Agostino, individua un asse opposto alla chiesa e che oggi si conclude con un vicolo cieco.
Dagli allineamenti catastali e da tracce di selciato nei fondi di palazzo Nola, è possibile dire con certezza che a tali allineamenti corrispondeva, almeno fino al XV secolo, una strada che collegava la chiesa di Sant'Agostino alla piazza del Palazzotto, passando al lato della prima chiesa di Cristo. Da questi elementi risulta chiaro il cambiamento che la strada ha subìto nel tempo, passando da decumano, espressione della cultura estroversa romana, a "via per dentro", canale di un messaggio introverso e quindi medievale, finalizzato esclusivamente ad un discorso ove l'atto formale religioso è l'elemento socializzante della comunità.
Come spesso accade dopo avvenimenti devastatori, l'opera di ricostruzione produce, quando è fatta con criterio, episodi architettonici ed urbanistici migliori.
Certamente l'opera di ricostruzione, iniziata dopo il violento terremoto del 1349, si protrasse per tutto il secolo seguente, associando alla crescita architettonica una quantità di fenomeni sociali di riorganizzazione che trovano, tra l'altro, un'interessante espressione nella formazione delle confraternite laicali.
Siamo anche nel momento in cui c'è un risveglio delle attività economiche e dei commerci e quindi come logica conseguenza troviamo l'evidenziarsi delle differenze di classe e l'evidenziarsi dei ruoli politici.
A livello architettonico il potere del signore si manifesta sempre, anche a livello psicologico, con la presenza del castello urbano che si trasforma e si accresce accentuando il peso del suo volume con l'aggiunta della braga merlata; l'acquisizione delle armi detonanti, che pure dovevano incutere timore già con il solo rumore, non può essere considerata come la principale responsabile del potenziamento del castello. Tra le cause appare la necessità di inquadrarla in una visione globale di tutto il sistema economico della penisola italiana.
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