Seppure di origine sannitica, Venafro conserva nella sua stratificazione i segni indelebili della urbanizzazione romana in un ordito cardo-decumanico nel quale ancora si riconoscono i resti imponenti di un Teatro, di un Ninfeo, di ville sontuose, nonché di un Anfiteatro (Verlascio) trasformato successivamente in un originale e pittoresco nucleo ellittico per l'aggregazione continua di edifici rurali.
Fino a pochi anni fa il monumento appariva nella sua integrale forma architettonica, frutto delle trasformazioni avvenute nel tempo, comprese le sovrapposizioni cinque-seicentesche che ne mutarono definitivamente l'aspetto trasformandolo in un singolare e pittoresco complesso di edifici rurali tutti aggregati tra loro a formare una grande piazza ellittica.
E' ormai certo che Verlascio derivi dalla parola greca "perielasis" (girare intorno), modificatasi nel latino "perilasium" ed usato in alternativa, forse nell'uso popolare, al più conosciuto "amphitheatrum". Così è pure per gli Anfiteatri di Firenze e Lucca, chiamati ora col termine "Parlascio", o per il "Virilascio" di Minturno e il "Berlais" di Capua.
Venafro - Il Verlascio |
Dal rilievo delle strutture attualmente esistenti, tornando al nostro Verlascio, si può ricostruire con sufficiente approssimazione non solo per la sua forma ma anche la sua dimensione. L'ellisse che costituiva il perimetro esterno aveva il diametro maggiore di circa 110 metri e quello minore di circa 85 metri. Le gradinate si sviluppavano per una superficie complessiva di circa 4.000 metri quadrati con la possibilità di accogliere fino a 15.000 spettatori. La costruzione era impostata statisticamente su 68 cunei con volta a botte tronco-conica. L'impianto fu certamente usato molto spesso e di sicuro in esso si svolsero importanti giochi all'epoca di una malattia nella casa di Augusto, com'è documentato da un'epigrafe che ci fa dedurre la sua esistenza almeno dal I secolo dopo Cristo. L'iscrizione è oggi murata, capovolta, sul fronte di una casa di vico Porta Guglielmo, vicino alla chiesa di Sant'Antuono. Un'altra epigrafe con un rilievo gladiatorio fa riferimento all'anfiteatro.
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Scorrendo i nomi dei nove gladiatori su di essa riportati ricaviamo che ben cinque di essi appartengono al nucleo dei Cassianus (Incitatus, Serenus, Blastus, Euthicus, Crestus), mentre altri tre sono Iulianus (Aster, Niger, Bassus). Alla lastra manca un frammento e del nono combattente si è perso il nome. Il risultato del combattimento è riassunto nelle scarne lettere delle epigrafi che fanno capire che vi furono almeno quattro morti. Il più sfortunato pare sia stato Incitatus che, sebbene avesse vinto il primo duello, rimase morto sul campo, probabilmente per le ferite riportate. Serenus e Blastus sostennero due combattimenti ciascuno, vincendoli ambedue. Niger (il cui nome fa ritenere che si sia trattato di un africano) ebbe cinque scontri di cui ne vinse quattro. Aster vinse il primo combattimento, ma venne ucciso nel secondo. Euthicus uscì vincitore dai tre duelli sostenuti. Crestus invece rimase ucciso al primo scontro. Il reperto, che è ormai impossibile vedere, dovrebbe trovarsi nell'atrio di quel palazzo Cimorelli celebre per aver ospitato Vittorio Emanuele alla vigilia dell'incontro con Garibaldi.
Certamente il Verlascio costituì dal medioevo in poi una vera e propria cava di pietra, come del resto lo divenne gran parte degli edifici romani, tanto che si procedette ad un vero e proprio saccheggio dei sedili in pietra. Una volta perduta la funzione originaria, il suo impianto divenne occasione peer una trasformazione funzionale all'economia rurale collegata alla cultura agraria. Le volte tronco-coniche che sorreggevano le gradinate furono demolite ed i muri di spina divennero la base di nuove strutture murarie tali da fornire una lunga serie di ambienti a due piani aggregati a schiera ed utilizzati come stalla nella parte bassa e come fienile in quella superiore. Vari elementi attestano la sua esistenza, sostanzialmente nella forma attuale, nel XVII secolo e tra essi vi è una pietra che data una delle stalle nel 1624.
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Dall'analisi estesa delle singole realtà sociali del territorio e dall'esame delle caratteristiche strutturali dei comuni che fanno capo a Venafro, appare evidente la possibilità di individuare in esso un luogo fisico particolarmente significativo dal punto di vista geografico, data la circostanza di trovarsi collocato nel punto centrale del massimo restringimento della Penisola. Il monumento in ogni epoca ha rappresentato un punto di riferimento per il più vasto territorio, sia quando utilizzato per la sua funzione originaria di anfiteatro romano adatto ai giochi popolari, sia quando assunse il ruolo di centro agricolo nella povera economia medievale.
Oggi il Verlascio, schiacciato dall'evoluzione caotica della città e dopo una serie di crolli, purtroppo sta andando in rovina. Solo il pieno recupero, purché realizzato con tutte le cautele imposte dalle corrette metodologie del restauro monumentale ed archeologico, potrebbe restituire dignità al monumento.
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