Nel 1626 il nobile venafrano Nicola Valletta moriva, lasciando una donazione di 8000 ducati per la fondazione di un convento femminile a Venafro. Anni dopo, era il 1654, dodici monache si insediarono all'interno del nuovo edificio. Caratteristica dell'attuale struttura monastica settecentesca è la distribuzione degli spazi, con gli ampi locali destinati agli usi collettivi e gli ariosi corridoi del piano superiore.
Venafro - Il Museo Archeologico |
Nell'attuale sistemazione museografica dei reperti, anche per la necessità di una chiara lettura del complesso architettonico dell'edificio con le sue particolari caratteristiche costruttive e religiose, si è cercato di evidenziare al massimo i valori spaziali dell'organismo architettonico. Sono tuttora in corso lavori di restauro nella chiesa annessa all'ex convento, interessanti il recupero delle preziose decorazioni che caratterizzano la produzione artistica dell'edificio. Tutto ciò che è stato realizzato fino ad oggi costituisce il nucleo centrale di un più vasto programma previsto dalla Soprintendenza che intende, nei prossimi anni, sviluppare ulteriori ampliamenti delle zone espositive e degli spazi per servizi aggiuntivi. Trattasi di integrazioni necessarie al completamento della struttura museale.
Venafro - Il Museo Archeologico |
Fanno parte dell'attuale esposizione museale molti reperti venuti alla luce durante scavi sistematici condotti dalla Soprintendenza stessa, mentre altri reperti invece sono stati rinvenuti in modo del tutto fortuito. Fra le opere esposte particolare menzione merita la "Venere di Venafro", di età anonima (II secolo d.C.). La statua fu rinvenuta alla fine degli anni '50 nei pressi dell'anfiteatro romano, durante i lavori di scavo per la costruzione di una casa. Probabilmente ornava il giardino di una villa romana e l'opera assunse particolare importanza oltre che per la fattura di ottima levatura, anche per il fatto di essere un raro esempio in Italia di copia di una Venere ellenistica pervenutaci completa di testa.
Venafro - La Venere di Venafro |
Il Museo di "Santa Chiara" custodisce anche altri reperti prestigiosi quali le due grandi statue maschili che al momento del ritrovamento vennero identificate in Augusto e Tiberio; il grande cippo o "Tavola Acquaria" dell'Acquedotto Romano, di epoca augustea, ove si riportano le normative atte a regolarne l'uso (l'editto di Augusto); vari reperti provenienti dal Teatro Romano (capitelli, cornici, architravi e vasellame vario); pavimenti ed affreschi ritrovati in vari scavi della città (Via Licinio, Via del Carmine, scavo Canonica, scavi Lepore, ecc.); molti cippi da monumenti funerari; due grandi iscrizioni provenienti dalle indagini condotte durante gli scavi nell'Anfiteatro Romano; ed infine, ma non per questo riveste minore importanza, la collezione donata dalla famiglia Del Prete, di cui fanno parte opere scultoree esposte in una sala appositamente allestita.
Venafro - La Tavola Acquaria |
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