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giovedì 11 ottobre 2012

La cinta muraria medievale

Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, l'economia agricola venafrana, organizzata nelle attribuzioni di terra ai coloni, viene a crollare per l'impossibilità di scambi a lungo raggio e per l'insicurezza dei commerci.
L'unità urbana, l'accentramento dei servizi, il carattere organico e organizzato della città scompare per dar luogo a un sistema ove l'iniziativa individuale tende a sostituirsi a quella statale. La presenza però a Venafro di un vescovo, Costantino, documentata con certezza nel V secolo, induce a credere nella esistenza di una certa organizzazione sociale che facesse riferimento al vescovo e si ponesse come elemento di continuità storica tra la città romana preesistente e quella medievale seguente. E' da ritenere che tale nucleo urbano si organizzasse intorno al colle San Leonardo, ove oggi è la Cattedrale, in posizione opposta al colle Sant'Antonio ove successivamente si svilupperà il nucleo longobardo con il castello. La conquista longobarda, il Principato di Benevento e tutti i contrasti che ne seguirono, diedero luogo al formarsi dei principati di Salerno e Capua. A quest'ultimo apparteneva il gastaldato di Venafro al tempo del conte Paldefrido, nel 954. Altri conti sono Pandolfo nel 1070, Paldo nel 1072, Giovanni nel 1086, Lando nel 1093.
Ai longobardi si deve certamente lo spostamento del nucleo urbano dal colle San Leonardo a quello opposto di Sant'Antonio, per la necessità di utilizzare una zona più facilmente difendibile. Il castello di Venafro risulta formato da varie sovrapposizioni ad un'originaria struttura quadrangolare e solo successivamente acquisirà quel carattere di elemento di difesa attiva ancora chiaramente leggibile in esso. Dall'impianto quadrangolare partiva una cinta muraria di modeste dimensioni, irregolare, che può essere ipotizzata sulla base di pochi elementi di fabbrica esistenti nelle strutture murarie delle case della zona. Nella parte a monte l'allineamento andava dal castello alla porta delle Mancanelle. 
Da questo punto si ritornava al castello seguendo il muro di difesa meridionale ancora evidente a monte del "palazzotto", allargandosi fino all'Annunziata e concludendosi in una torretta d'angolo oggi inglobata in una casa di strada Castello. Tuttavia l'esistenza di un nucleo longobardo fortificato e cinto di mura ci è confermata dalle notizie riguardanti vari assedi subìti dalla città durante tale epoca. Il disegno urbano risulta più chiaro a partire dal XIV secolo con l'ampliamento del muro di difesa che generalmente viene attribuito ai Durazzo.
la cinta muraria trecentesca risulta più ampia di quella longobarda e ciò è dovuto probabilmente ad un incremento della popolazione ma anche al fatto che la città nei secoli XI, XII e XIII fosse costituita da un nucleo più importante, difendibile, accanto al castello, e vari piccoli borghi, in apparenza slegati tra loro, sorti sulle preesistenze romane. Con l'intervento trecentesco si tentò una riunificazione urbanistica dei singoli borghi venendo, così, ad impiegare per le successive costruzioni gli spazi liberi all'interno della nuova cinta muraria. Il castello venne modificato con l'aggiunta delle tre torri cilindriche d'angolo ed il muro di cinta assunse quell'andamento trapezoidale che oggi è chiaramente riconoscibile sia per i resti di mura posti nelle cantine delle case e sia per quelli sulle strade. L'andamento delle mura nella parte a monte seguiva l'andamento longobardo fino alla porta delle Mancanelle, che apparteneva alle mura, e qui piegando a 90° verso valle, seguendo un pendio naturale per un breve tratto, piegava di nuovo a 90° andando a costituire un allineamento quasi parallelo al tratto longobardo prima citato e raggiungeva una torre quadrangolare nei pressi di quello che oggi è l'ex seminario vescovile adibito a ricovero di portatori di handicap.
Da questa torre piegando verso valle, il muro seguiva l'andamento dell'attuale Via Garibaldi. Infatti in questa strada è chiaramente riconoscibile la cortina su cui successivamente si sono attestate le case. Da Via Garibaldi si giungeva al torrione d'angolo di Portanuova. Su questo tratto, dal Seminario a Portanuova, si aprivano solo due porte corrispondenti agli incroci dell'attuale Via Cavour di Via Pilla, rispettivamente con la Porta Guglielmo e l'arco di San Lazzaro. Da Portanuova si collegavano al Palazzo De Lellis, l'antica torre di Sant'Agostino, seguendo le facciate delle case di Piazza Vittorio Emanuele e di Via Caserta. Qui è visibile uno dei tratti di mura meglio conservati, fatto con pietre calcaree e parete a scarpa. Dal disegno del Pacichelli si desume che il piano di ronda era merlato.


Venafro - La cinta muraria nel disegno del Pacichelli

Il palazzo De Lellis, rimaneggiato con un intervento neoclassico, si sovrappone, conservandone integralmente l'impianto, all'antica torre vicino al Convento di Sant'Agostino da cui prendeva il nome. La torre quadrangolare si poneva come elemento di raccordo e di controllo della cinta muraria nel luogo stesso ove la cinta cambiava allineamento per piegare verso la torre del Mercato e da qui proseguire verso il castello sul suo lato meridionale. Quest'ultimo tratto è confermato dalla presenza di mura a scarpa all'interno del fondaco di Palazzo Lucenteforte. Un ampliamento del perimetro murato avviene nel XVII secolo con la costruzione del Convento di Santa Chiara, fuori della porta del giudice Guglielmo. In tale occasione si viene ad inglobare nella cinta muraria l'ultimo borgo che era rimasto non difeso e cioè quello che va dal convento di San Francesco alla chiesa di San Sebastiano, comprendendo l'antico ospedale di Santa Lucia al Borgo, e una chiesetta, oggi ridotta a fondaco, costruita o perlomeno esistente nel 1445, come si desume dalla data di un frammento di affresco ancora presente nel suo interno.
La nuova cinta, che partiva dall'attuale Seminario, racchiudeva questa parte del borgo antico andando a concludersi sulla torre di Portanuova. Fu proprio in quell'occasione che l'antica porta ivi esistente fu sostituita da una "porta nova", che determinò l'ancora consueta denominazione della piazza.

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