Costruito nel 1946, alla fine del secondo conflitto mondiale, per diretto volere del Generale De Gaulle (la cui foto è ancora esposta nella piccola Cappella Cattolica), il Cimitero Militare Francese è stato ampliato l'ultima volta nel 1994. De Gaulle nel corso della guerra raggiungeva spesso Venafro, dove aveva ubicato un Comando Militare agli ordini del Generale Jiuan, Comandante delle Forze Armate Francesi, e questo particolare giustifica la scelta della nostra città quale sede del Cimitero Militare.
Sotto le geometriche file di croci e lapidi riposano circa 8000 soldati, caduti lungo l'ampio fronte di battaglia sviluppatosi in seguito allo sbarco di Napoli e la progressiva risalita verso Roma, incluso la cruenta battaglia di Montecassino. Migliaia di giovani vite immolatesi, sotto il vessillo francese, per la liberazione dalla barbarie del nazismo: francesi, algerini, marocchini e senegalesi. Una "Chapelle" (opera di André Chatelin) e un Minareto, con la croce e la luna islamica che svettano a pochi metri l'uno dall'altro, stanno a testimoniare che l'ideale della libertà accomuna culture differenti e rende possibile la civile convivenza fra i popoli.
Ogni anno, il 2 novembre, con una cerimonia semplice e solenne, autorità civili, militari e religiose delle diverse nazioni, commemorano quei giovani soldati che si sacrificarono per dare un futuro al mondo. Un sacrificio che non è stato vano e che resterà indelebilmente impresso nella memoria collettiva; un ricordo che spinge tantissimi cittadini, anche giovani, alla spontanea partecipazione e al religioso silenzio mentre, nel corso della solenne commemorazione, si levano le note dell'Inno Francese.
Il Cimitero Militare è inoltre meta di continui pellegrinaggi, organizzati per lo più dalle associazioni degli ex-combattenti, e non è raro assistere alla commovente scena di qualche anziano signore che si china sulla tomba di quello che in battaglia era stato il suo migliore amico.
Venafro - Il Cimitero Militare Francese |
Venafro - Il Cimitero Militare Francese |
Ogni anno, il 2 novembre, con una cerimonia semplice e solenne, autorità civili, militari e religiose delle diverse nazioni, commemorano quei giovani soldati che si sacrificarono per dare un futuro al mondo. Un sacrificio che non è stato vano e che resterà indelebilmente impresso nella memoria collettiva; un ricordo che spinge tantissimi cittadini, anche giovani, alla spontanea partecipazione e al religioso silenzio mentre, nel corso della solenne commemorazione, si levano le note dell'Inno Francese.
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Il Cimitero Militare è inoltre meta di continui pellegrinaggi, organizzati per lo più dalle associazioni degli ex-combattenti, e non è raro assistere alla commovente scena di qualche anziano signore che si china sulla tomba di quello che in battaglia era stato il suo migliore amico.
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Ho visitato l'imponente cimitero, cui sono giunto dopo aver visto il sacrario dei caduti del C.I.L.. Come gli inglesi mandarono avanti gli uomini del Cremona con perdite disastrose, che però con il loro ardimento riscattarono l'Italia, non alleata, ma cobelligerante, così i francesi mandarono avanti i magrebini. L'aspetto odioso della vicenda è che i comandanti di questi ultimi, per stimolarli al combattimento, fecero ricorso al medioevale "diritto di saccheggio". Forse è il caso di rileggere e di rivedere il fil me che ne fu tratto: "La Ciociare". Onore ai combattenti sotto la bandiera della Francia, ma vergogna per i loro comandanti che dimenticarono Libertè, egalitè, fraternitè.
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