Nell'antica mitologia romana Volturno era una divinità, la cui effige, una protome raffigurante con tratti sereni e decisi il volto di un nobile, è conservata al Museo Nazionale di Capua. Il Volturno, come lascia intendere il suo etimo, era il dio di tutto ciò che scorreva con corso sinuoso, e la leggenda narra che l'antica divinità ancora sopravviva nelle acque che ne conserva il nome.
Il fiume più grande del Mezzogiorno d'Italia sgorga dalle piaghe del territorio mainardico, raccogliendo le sue acque sotterranee in sorgenti a ventaglio, poste alle pendici di Monte Azzone sulla piana di Rocchetta a Volturno, in uno scenario paesaggistico di rara bellezza.
Il Volturno, dopo un percorso iniziale meandriforme, precipita dallo scalino di Rocchetta a Volturno, creando una spumeggiante cascata, e si unisce al torrente Rio, dove confluiscono lo Gemmare, proveniente dalla displuviale dell Sangro, e il Rio Colle Alto che, dopo la gola di San Michele riceve il Rio Vigna Lunga e placa il suo corso sui terreni teneri e declivi.
Dopo l'apporto di questi tributari a carattere torrentizio, il Volturno s'impegna nella stretta gola della cartiera di San Vincenzo. In questo punto il banco di travertino di Rocchetta a Volturno delimita una valle fluviale asimmetrica, a causa della sua compattezza, che fa da contraltare ai terreni erosi dalla grande frana del versante meridionale di Monte Santa Croce, dovuta al trascinamento a valle del mantello di argilla ed arenaria.
Venafro - Il fiume Volturno |
Successivamente il Volturno crea una valle simmetrica, tipicamente a "V" fino a Colli al Volturno. Il corso d'acqua, in fase torrenziale, scorre ad alveo unico tra macigni calcarei e lastre di travertino staccatesi dai banchi di Castel San Vincenzo e Rocchetta a Volturno, alternando raschi a vasche di calma.
Dopo la stretta di Colli al Volturno, sovrastata dalla folta lecceta di Monte San Paolo e dalla zona umida di Serra del Lago, posta alla sua sommità, il Volturno riceve il Rio Chiaro, che nasce nella valle Venafrana, sulle Mainarde, tra Monte Mare e Monte Cavallo. Memorie storiche abbastanza recenti danno il fiume defluente al Volturno fino a giugno inoltrato; oggi questo tributario torrentizio, anche in caso di notevole portata sorgiva, esaurisce la sua forza circa 2 km. più a valle delle sorgenti.
Dopo l'affluenza del Rio Chiaro, il Volturno cambia radicalmente fisionomia aprendosi in Valle Porcina, dove la divagazione naturale del corso d'acqua è assicurata, specie nel corso inferiore della Valle, da un'estesa area boscata igrofila retrostante lo sbarramento sul Volturno del Consorzio di Bonifica della Piana di Venafro (Ripaspaccata). E' questo anche uno dei trattati in cui è evidente una strutturazione dell'ecomosaico fluviale, distinta in differenti zone di scorrimento delle acqua: alveo, golene con specchi d'acqua effimeri ed estese aree boscate fungono in maniera eccellente da cassa di espansione dei flutti. Questa strutturazione si è ormai persa ovunque lungo il corso del Volturno per colpa delle irresponsabili opere di arginatura del fiume, le quali impediscono alle acque di espandersi "fisiologicamente" nelle aree golenali.
Presso la porzione meridionale di Valle Porcina tra Colli al Volturno, Fornelli e Macchia d'Isernia, affluiscono a raggiera il Cavaliere ed il Mandra; il primo raccoglie le acque del Sordo e del Carpino e incide nel suo ultimo tratto, presso Macchia d'Isernia, una gola meandriforme di grande interesse paesaggistico e naturalistico (Fossatella), che verrà purtroppo in parte interrotta dalla realizzazione di uno sbarramento fluviale.
Infine, seguendo l'ultimo tratto nel Molise il Volturno, dopo aver ricevuto i primi contributi idrici del Matese (Rava delle Copelle e Sava) ed attraversando i depositi alluvionali della Piana di Venafro, ripiega il suo corso parallelamente alla catena appenninica (Matese), in evidente contrasto con gli altri corsi d'acqua a foce tirrenica. Tale deviazione fu determinata oltre che dai sollevamenti tettonici pleistocenici, dall'attività medio-pleistocenica del vulcano di Roccamonfina, i cui depositi eruttivi determinarono, a causa della difficoltà di drenaggio del Volturno, la creazione di una serie di ampi bacini lacustri estesi da Alife a Isernia.
Crogiuolo di molte civiltà, dalla sannitica alla romana, dalla longobarda alla borbonica, il Volturno per lunghi tratti segna il confine tra il Molise e la Campania. Proprio a cavallo dei limiti territoriali fra le due regioni, nel comprensorio di Venafro e Capriati al Volturno, il fiume si impegna in uno degli ambienti naturali più importanti del suo intero bacino idrografico: la zona umida "Le Mortine".
Dopo la stretta di Colli al Volturno, sovrastata dalla folta lecceta di Monte San Paolo e dalla zona umida di Serra del Lago, posta alla sua sommità, il Volturno riceve il Rio Chiaro, che nasce nella valle Venafrana, sulle Mainarde, tra Monte Mare e Monte Cavallo. Memorie storiche abbastanza recenti danno il fiume defluente al Volturno fino a giugno inoltrato; oggi questo tributario torrentizio, anche in caso di notevole portata sorgiva, esaurisce la sua forza circa 2 km. più a valle delle sorgenti.
Venafro - Il torrente Rio Chiaro |
Dopo l'affluenza del Rio Chiaro, il Volturno cambia radicalmente fisionomia aprendosi in Valle Porcina, dove la divagazione naturale del corso d'acqua è assicurata, specie nel corso inferiore della Valle, da un'estesa area boscata igrofila retrostante lo sbarramento sul Volturno del Consorzio di Bonifica della Piana di Venafro (Ripaspaccata). E' questo anche uno dei trattati in cui è evidente una strutturazione dell'ecomosaico fluviale, distinta in differenti zone di scorrimento delle acqua: alveo, golene con specchi d'acqua effimeri ed estese aree boscate fungono in maniera eccellente da cassa di espansione dei flutti. Questa strutturazione si è ormai persa ovunque lungo il corso del Volturno per colpa delle irresponsabili opere di arginatura del fiume, le quali impediscono alle acque di espandersi "fisiologicamente" nelle aree golenali.
Presso la porzione meridionale di Valle Porcina tra Colli al Volturno, Fornelli e Macchia d'Isernia, affluiscono a raggiera il Cavaliere ed il Mandra; il primo raccoglie le acque del Sordo e del Carpino e incide nel suo ultimo tratto, presso Macchia d'Isernia, una gola meandriforme di grande interesse paesaggistico e naturalistico (Fossatella), che verrà purtroppo in parte interrotta dalla realizzazione di uno sbarramento fluviale.
Infine, seguendo l'ultimo tratto nel Molise il Volturno, dopo aver ricevuto i primi contributi idrici del Matese (Rava delle Copelle e Sava) ed attraversando i depositi alluvionali della Piana di Venafro, ripiega il suo corso parallelamente alla catena appenninica (Matese), in evidente contrasto con gli altri corsi d'acqua a foce tirrenica. Tale deviazione fu determinata oltre che dai sollevamenti tettonici pleistocenici, dall'attività medio-pleistocenica del vulcano di Roccamonfina, i cui depositi eruttivi determinarono, a causa della difficoltà di drenaggio del Volturno, la creazione di una serie di ampi bacini lacustri estesi da Alife a Isernia.
Crogiuolo di molte civiltà, dalla sannitica alla romana, dalla longobarda alla borbonica, il Volturno per lunghi tratti segna il confine tra il Molise e la Campania. Proprio a cavallo dei limiti territoriali fra le due regioni, nel comprensorio di Venafro e Capriati al Volturno, il fiume si impegna in uno degli ambienti naturali più importanti del suo intero bacino idrografico: la zona umida "Le Mortine".
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